91. Pensieri al soffitto

La mia vita, se ci penso, è stata costantemente scandita dalla presenza di quattro pareti; quattro muri bianchi a delimitare e limitare il mio orizzonte e i miei confini. E fin da piccolo ho sempre trovato un inspiegabile piacere nel trascorrere e scandire le mie ore rinchiuso e racchiuso nel tepore d’una stanza; quasi fosse un atavico istinto alla sopravvivenza rifuggendo una società ed una realtà che mai ho pienamente sentito fatte a mia immagine e somiglianza. E mentre spensierati coevi trascorrevano le loro giornate all’aria aperta, io le trascorrevo chiuso in mondi virtuali tra illusorie fantasie; e mentre loro s’aprivano alla vita, io mi nascondevo da essa cercando disincantato un rifugio sincero, una rocca sicura. E l’allora futuro – internet – aiutava i disperati come me nell’evasione reale; e li rendeva capaci di sopravvivere alla realtà con facili bugie.
Qui disteso, ora, sul letto osservo il soffitto bianco e mi domando perché io ami passare così tanto tempo chiuso tra queste pareti quando tengo nelle mani il potere di scoprire il mondo e le sue persone; persone in carne e ossa, membra pulsanti fatte di budella e cuore e ragione e pensieri come son fatto io.
Amo e adoro creare telematici e fragili rapporti, conoscenze intangibili e astratte amicizie… Mentre mi perdo la vita che scorre con violenza al di fuori d’una finestra – la mia – adorna di inferiate che, più che proteggermi dall’esterno, paiono trattenermi qua dentro.